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La Bestia di Stronsay: mistero o scienza? Una creatura che divide opinioni da più di due secoli

Un ritrovamento nel 1808 ha diviso scienza e mito: la Bestia di Stronsay era un serpente marino o uno squalo elefante? Esplora il fascino di un mistero senza tempo.

Nel settembre del 1808, un ritrovamento sulle rive delle Isole Orcadi sconvolse scienziati e abitanti locali, dando vita a uno dei misteri più affascinanti del XIX secolo. La carcassa di una creatura marina gigantesca accese dibattiti tra chi vedeva un leggendario serpente marino e chi, invece, puntava a una spiegazione più razionale. Con dimensioni straordinarie e caratteristiche insolite, la cosiddetta “Bestia di Stronsay” mise in discussione il confine tra mito e scienza, dividendo esperti e testimoni oculari. Ma cosa ci dice davvero questa storia? È un invito a riflettere su quanto poco conosciamo del mondo naturale e su come la curiosità possa sfidare anche le certezze più consolidate.

Un ritrovamento fuori dal comune

Era il settembre del 1808 quando sulle rive di Stronsay, nelle remote Isole Orcadi in Scozia, venne scoperta una carcassa misteriosa che fece parlare di sé ben oltre i confini locali. Gli abitanti del luogo rimasero a bocca aperta: davanti a loro si trovava il corpo in decomposizione di una creatura marina lunga 16,76 metri, con un collo di quasi 5 metri e una circonferenza di circa 3 metri. Le caratteristiche erano talmente insolite che in molti pensarono di trovarsi di fronte al leggendario serpente marino, una creatura mitologica che aveva popolato i racconti e le paure dei marinai per secoli.

Un’incredibile scoperta sulle spiagge delle Isole Orcadi – ugoguidi.it

La notizia si diffuse rapidamente e attirò l’attenzione di naturalisti e scienziati. Da un lato, c’era chi sosteneva che la creatura fosse una specie sconosciuta, un essere che sfidava ogni classificazione. Dall’altro, i più scettici avanzarono ipotesi più concrete, indicando che la carcassa potesse appartenere a un squalo elefante (Cetorhinus maximus) in avanzato stato di decomposizione. Così iniziò un dibattito che, incredibilmente, non si è mai del tutto spento.

Le prime teorie: un serpente marino?

Non c’è dubbio che la Bestia di Stronsay abbia acceso l’immaginazione di molti. Le sue dimensioni, il collo lungo e i presunti “sei arti” descritti dai testimoni sembravano puntare nella direzione di una creatura sconosciuta. Uno dei primi a esprimersi fu John Barclay, un noto anatomista di Edimburgo, che abbracciò l’idea del serpente marino. Per Barclay, le testimonianze locali erano credibili: gli abitanti delle Orcadi, abituati alla fauna marina, difficilmente avrebbero scambiato uno squalo per qualcosa di così diverso.

Le descrizioni erano dettagliate: la testa piccola, il lungo collo, le pinne multiple. Elementi che, secondo Barclay, non combaciavano con quelle di uno squalo elefante. Questo sostegno alla teoria del serpente marino trovò grande eco nei circoli criptozoologici dell’epoca, alimentando il mito di creature ancora sconosciute che abitano le profondità marine.

La voce della scienza: uno squalo elefante

Secondo la scienza il mostro marino potrebbe essere uno squalo elefante – ugoguidi.it

Non tutti, però, furono convinti da queste teorie. Sir Everard Home, un naturalista e anatomista di Londra, decise di approfondire il caso analizzando alcune vertebre della carcassa. Dopo accurate osservazioni, concluse che la Bestia di Stronsay era, molto probabilmente, uno squalo elefante in decomposizione. Gli squali elefante, infatti, quando iniziano a decomporsi, possono assumere forme insolite: i tessuti molli si deteriorano più rapidamente, allungando il corpo e facendo apparire il collo più lungo di quanto non sia realmente.

Un’altra conferma arrivò diversi decenni dopo, quando nel 1849 il professor John Goodsir eseguì ulteriori analisi sui campioni rimasti, giungendo alla stessa conclusione. Ma c’era un problema: con i suoi 16,76 metri, la Bestia di Stronsay superava di gran lunga le dimensioni massime conosciute per uno squalo elefante, che raramente superano i 12 metri. Questa discrepanza ha alimentato, e continua a farlo, il mistero attorno alla creatura.

Miti, scienza e testimonianze

La disputa tra i fautori del serpente marino e i sostenitori della teoria dello squalo elefante non fu solo una questione di zoologia, ma anche un dibattito sul ruolo delle testimonianze oculari e sull’autorità della scienza. Gli abitanti delle Orcadi, testimoni diretti, descrissero dettagli che non combaciavano con l’identificazione di uno squalo. Ma per scienziati come Home, queste osservazioni erano influenzate da credenze popolari e quindi poco affidabili.

La scienza dell’epoca si trovava a un bivio: da un lato, l’importanza di osservazioni empiriche fatte sul campo; dall’altro, il rigore tecnico degli esperti. Questa tensione tra esperienza diretta e metodo scientifico è un tema che rimane rilevante ancora oggi, soprattutto quando si tratta di fenomeni insoliti o non facilmente spiegabili.

Cosa ci insegna la Bestia di Stronsay?

Che fosse uno squalo elefante o una creatura sconosciuta, la Bestia di Stronsay ci lascia con un insegnamento prezioso: il mondo naturale è ancora pieno di misteri. Sebbene la scienza moderna abbia spiegato molti fenomeni che un tempo sembravano inspiegabili, storie come questa ci ricordano che la curiosità e l’immaginazione sono parte integrante del nostro rapporto con la natura.

E tu, cosa pensi? È possibile che nei mari ci siano ancora specie sconosciute, pronte a sfidare le nostre certezze? Oppure, come suggerisce la scienza, dobbiamo cercare spiegazioni razionali anche nei casi più straordinari? Forse la vera lezione della Bestia di Stronsay è che non importa tanto arrivare a una risposta definitiva, quanto continuare a porci domande e a esplorare l’ignoto.

Pasquale Antoniacci

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