Nel caso di un tradimento bisogna fare attenzione se si va a divorziare: le conseguenze in alcuni casi possono essere molto pesanti
Quando si parla di tradimento e divorzio, la domanda è inevitabile: quali conseguenze ci sono per chi ha un amante? La risposta arriva direttamente dalla legge, che regola queste situazioni in maniera chiara ma spesso non conosciuta fino in fondo.
Quando un matrimonio si rompe, ci sono due vie principali per procedere al divorzio. La prima è il divorzio consensuale, una soluzione in cui entrambi i coniugi concordano di separarsi in modo civile e senza conflitti. In questo caso, la presenza di un amante non ha alcun peso legale: non ci sono rischi particolari per chi ha tradito.
La situazione cambia radicalmente, invece, con il divorzio giudiziale, che si verifica quando uno dei coniugi decide di portare la questione in tribunale. Qui entra in gioco il concetto di addebito della separazione, ovvero l’attribuzione della responsabilità della fine del matrimonio al coniuge che ha commesso l’infedeltà. Questo scenario può comportare conseguenze significative.
Se il giudice riconosce che il tradimento è stato la causa principale della fine del matrimonio, può attribuire l’addebito al coniuge infedele. Questo significa che il traditore perde il diritto di ricevere l’assegno di mantenimento dall’ex coniuge. Tuttavia, ci sono due elementi fondamentali da considerare:
- La gravita del tradimento: Non basta che ci sia stata un’infedeltà. Il giudice deve stabilire che il tradimento ha avuto un impatto diretto e determinante sulla fine del rapporto. Se, ad esempio, la coppia era già in crisi per altri motivi, il tradimento potrebbe non essere considerato l’unica causa della rottura.
- Le prove: L’addebito non viene attribuito automaticamente. Chi accusa il coniuge infedele deve presentare prove concrete, come messaggi, foto o testimonianze, per dimostrare che l’infedeltà è stata il fattore scatenante della separazione.
Consigli se affronti un divorzio dopo un tradimento
Può capitare che, anche in presenza di un amante, il giudice non assegni l’addebito. Questo accade quando emergono altri problemi preesistenti che hanno contribuito alla rottura del matrimonio, come conflitti irrisolti, incomprensioni o mancanza di comunicazione. In questi casi, l’infedeltà viene vista come un sintomo piuttosto che la causa principale.
Inoltre, il coniuge infedele mantiene comunque il diritto di ricevere l’assegno di mantenimento nel caso in cui versi in condizioni economiche svantaggiate, a meno che l’addebito non venga riconosciuto. L’assegno ha infatti una funzione di supporto economico e non è pensato come una punizione morale.
Se ti trovi in una situazione in cui il tradimento è diventato la causa della separazione, ma dall’altra parte della barricata (ovvero nei panni della persona tradita) è importante considerare alcuni aspetti pratici:
- Affidati a un avvocato esperto: Un professionista può aiutarti a valutare le conseguenze legali e a prepararti per affrontare eventuali accuse di addebito.
- Raccogli documenti e prove: Se il matrimonio era già in crisi prima del tradimento, documentare le difficoltà precedenti può essere utile per dimostrare che l’infedeltà non è stata la causa principale.
- Considera la mediazione: Anche in casi difficili, cercare un accordo consensuale può essere meno stressante e meno costoso di un divorzio giudiziale.
Il tradimento non è solo un atto che ferisce emotivamente: può avere ripercussioni pratiche importanti, soprattutto in caso di divorzio. Capire come funziona la legge in questi casi è essenziale per affrontare la situazione con maggiore consapevolezza. Ma c’è anche una lezione più ampia: i legami di coppia sono fragili, e una comunicazione aperta e onesta è spesso l’unico modo per evitare di arrivare a rotture irreparabili.
Forse la vera domanda da porsi non è solo cosa si rischia tradendo, ma cosa si perde quando viene a mancare la fiducia in una relazione.