Forse non lo sapete, ma con il nuovo Codice della Strada non siete al sicuro neanche se bevete “analcolico”: vi spieghiamo perché
Bob, l’amico designato per guidare, il nostro eroe delle serate. Quello che sacrifica il drink per assicurarsi che tutti tornino a casa sani e salvi. Bob, che ordina birre analcoliche per non restare a mani vuote. E se vi dicessimo che perfino Bob potrebbe finire nei guai?
Sì, perché nonostante il nome, le birre analcoliche non sono del tutto “innocenti”. E con il nuovo Codice della Strada, che inasprisce le regole sul tasso alcolemico consentito, anche una scelta apparentemente sicura può trasformarsi in un problema. Ma come è possibile?
Quando ordiniamo una birra analcolica, immaginiamo di avere il lasciapassare per una guida senza rischi. Dopotutto, cosa potrebbe mai succedere con uno 0,5% di alcol? Una quantità così minima che sembra quasi trascurabile. Eppure, c’è una verità scomoda: non è tanto l’alcol contenuto in una singola birra, ma il suo effetto cumulativo a fare la differenza.
Secondo una tabella dell’Istituto Superiore di Sanità, il tasso alcolemico varia in base a fattori come il peso, il genere e lo stato dello stomaco (vuoto o pieno). Una donna di 55 kg, per esempio, può raggiungere un tasso alcolemico di 0,05 g/l con una sola birra analcolica a stomaco vuoto. E se si moltiplica questa quantità per dieci? Il limite legale di 0,5 g/l è facilmente superabile.
Ecco il problema: se Bob, fiducioso nella sua scelta, decide di allungare la serata con una decina di birre analcoliche, potrebbe ritrovarsi in una situazione spiacevole. A stomaco vuoto, il tasso alcolemico potrebbe salire fino a 0,5 g/l, proprio il limite consentito dalla legge.
Il tutto senza aver bevuto un solo drink “vero”. Una realtà che sorprende molti e che solleva dubbi sulla percezione di sicurezza legata a questi prodotti. Anche se, a dire il vero, l’effettiva pericolosità di uno 0,5% di alcol, per quanto sommato, è tutta da dimostrare.
Le normative aggiornate puntano tutto sulla tolleranza zero per chi si mette al volante dopo aver bevuto. Il messaggio è chiaro: anche uno sforamento minimo del limite di 0,5 g/l può portare a conseguenze serie. E non si tratta solo di multe salate o punti sottratti dalla patente, ma di una maggiore responsabilità verso se stessi e gli altri. Questo sì, a patto però che non si trascenda nel paradosso come in questo caso.
L’amico Bob, con le sue birre analcoliche, rappresenta effettivamente un paradosso: vuole fare la scelta giusta, ma potrebbe comunque “sbagliare”. Questo mette in luce un problema di consapevolezza. Quanti sanno davvero che una birra analcolica contiene alcol? E quanto davvero una quantità così minima di alcol, a maggior ragione se diluita, può rappresentare davvero un pericolo?
Il vero nodo della questione è la conoscenza. Se da un lato il nuovo Codice della Strada è inflessibile, dall’altro manca una comunicazione chiara sui rischi legati alle bevande a basso contenuto alcolico, ammesso e non concesso che ce ne siano. Perché non basta un’etichetta con scritto “0,5%” per rendere le persone consapevoli delle implicazioni.
La prossima volta che Bob ordinerà una birra analcolica, saprà di doverci andare piano. E forse non tanto per mancanza di fiducia nella sua percezione, ma solo per paura di una multa. Siamo sicuri che sia giusto così?
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